Presepe e albero di Natale, segni di luce in tempi difficili

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Allegato-A-8-e1607331809826“Che cosa significa la parola ‘conversione’?”. Un interrogativo che si presenta nel giorno in cui la lettura evangelica presenta “la figura e l’opera” di Giovanni Battista. Egli, spiega Papa Francesco alla recita dell’Angelus, “indicò ai suoi contemporanei un itinerario di fede simile a quello che l’Avvento propone a noi, che ci prepariamo a ricevere il Signore nel Natale. Questo itinerario di fede è un itinerario di conversione”. Ma per comprenderne a fondo il significato, bisogna imparare che “convertirsi significa rivolgersi dal male al bene, dal peccato all’amore di Dio”.

La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita. Per escludere il peccato, bisogna rifiutare anche tutto ciò che è legato ad esso, le cose che sono legate al peccato e cioè bisogna rifiutare: la mentalità mondana, la stima eccessiva delle comodità, la stima eccessiva del piacere, del benessere, delle ricchezze.

C’è un secondo aspetto che Francesco mette in luce, “la ricerca di Dio e del suo regno”. Una conversione che implica “l’abbandono delle comodità e della mentalità mondana” – non “un’ascesi solo per fare penitenza: il cristiano non fa il fachiro – ma per raggiungere “il regno di Dio, la comunione con Dio, l’amicizia con Dio”. Un cammino, anche questo, non facile “perché sono tanti i legami che ci tengono vicini al peccato: l’incostanza, lo scoraggiamento, la malizia, gli ambienti nocivi, i cattivi esempi”.

A volte è troppo debole la spinta che sentiamo verso il Signore e sembra quasi che Dio taccia; ci sembrano lontane e irreali le sue promesse di consolazione, come l’immagine del pastore premuroso e sollecito, che risuona oggi nella lettura di Isaia. E allora si è tentati di dire che è impossibile convertirsi veramente. Quante volte abbiamo sentito questo scoraggiamento? “No, non ce la faccio! Io incomincio un po’ e poi, torno indietro”, e questo è brutto. E’ possibile, è possibile. Ma quando ti viene questo pensiero di scoraggiarti, non rimanere lì, perché questo è sabbia mobile: è sabbia mobile; la sabbia mobile proprio di un’esistenza mediocre. La mediocrità è questo.

Come nelle paludi si cerca una fuga, nella vita di ognuno la conversione va trovata nella preghiera a Dio. “La conversione è una grazia”, evidenzia il Papa, “da chiedere con forza”.

Prima di tutto ricordarci che la conversione è una grazia: nessuno può convertirsi con le proprie forze. È una grazia che ti dà il Signore, e pertanto da chiedere a Dio con forza, chiedere a Dio che Lui ci converta, che davvero noi possiamo convertirci, nella misura in cui ci apriamo alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio. Pensate alla tenerezza di Dio. Dio non è un padre brutto, un padre cattivo, no. È tenero, ci ama tanto, come il buon Pastore, che cerca l’ultima del suo gregge. È amore, e la conversione è questo: una grazia di Dio. Tu incomincia a camminare, perché è Lui che ti muove a camminare, e tu vedrai come Lui arriverà. Prega, cammina e sempre si farà un passo in avanti.

Infine Francesco chiede l’intercessione di Maria, l’Immacolata, perché “ci aiuti a staccarci sempre più dal peccato e dalle mondanità, per aprirci a Dio, alla sua parola, al suo amore che rigenera e salva”.

DOPO L’ANGELUS

In questi giorni, anche in tante case vengono preparati questi due segni natalizi, per la gioia dei bambini – e anche dei grandi. Sono segni di speranza, specialmente in questo tempo difficile. Facciamo in modo di non fermarci al segno, ma di andare al significato, cioè a Gesù: all’amore di Dio che Lui ci ha rivelato, andare alla bontà infinita che ha fatto risplendere sul mondo.

(Fonte www.avvenire.it)

Immagine tratta dall’albo illustrato “Francesco e la vera storia del Presepe”

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